Il Fondo Monetario Internazionale rivede i tassi di crescita del Pil italiano verso l’alto: +1,3% quest’anno, +1% nel 2018. A livello globale, la crescita si consolida ma rallentano gli Stati Uniti.
WASHINGTON (USA) – Arrivano buone notizie per l’Italia dalla sede del Fondo Monetario Internazionale. “Previsioni riviste al rialzo per diversi paesi dell’area euro, incluse Francia, Germania, Italia e Spagna, per le quali la crescita nel primo trimestre è stata sopra le attese”, questa in sintesi la nota dell’organizzazione. Secondo il FMI, quindi, il Pil dell’Italia crescerà dell’1,3% quest’anno (mezzo punto in più rispetto alle previsioni di aprile, ndr) e dell’1% nel 2018 (due decimi di punto in più).
Eurolandia in crescita, Stati Uniti in frenata
I dati di Wasghinton segnalano che l’area euro crescerà quest’anno dell’1,9%, ovvero +0,2% rispetto alle precedenti previsioni. Nel 2018, poi, il pil salira’ dell’1,7% (+0,1 punti percentuali). Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Il pil americano salirà sia quest’anno che il prossimo del 2,1%, rispettivamente 0,2 e 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle stime di aprile. Le stime al ribasso sono collegate all’attesa e all’incertezza derivante da una politica di bilancio meno espansiva di quanto inizialmente previsto.
La crescita globale
La ripresa economica globale – secondo il FMI – procede e i rischi a breve termine sono bilanciati, anche se nel medio periodo restano al ribasso. Le previsioni di crescita a livello globale restano così invariate rispetto alle stime di aprile: dopo il +3,2% del 2016, l’economia mondiale crescerà quest’anno del 3,5%, per poi accelerare il prossimo a +3,6%. Nel dettaglio, la Brexit rischia di frenare il pil della Gran Bretagna (+1,7%, ossia -0,3% rispetto alle previsioni) mentre per la Cina si segnala una ripresa importante del gigante asiatico (+6,7% nel 2017 e +6,4% nel 2018). Invariate le stime sul conto dell’India – in forte crescita – e della Russia. Atteso un calo significativo per il Brasile, in particolare il prossimo anno, con il taglio delle previsioni dall’1,7% all’1,3%.